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Monolith: vogliamo davvero auto “intelligenti”?

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Monolith: vogliamo davvero auto “intelligenti”?

di Antonella Pilia 25 agosto 2017
Monolith: vogliamo davvero auto “intelligenti”?

L’articolo NON contiene spoiler sul film

Consigliamo di andare a vedere al cinema “Monolith”, un buon film che rappresenta un curioso caso cinematografico: un film d’azione italiano, nato da un fumetto, girato negli Usa con attori americani e stile hollywoodiano nel soggetto e nella trama. Operazione decisamente ben riuscita. Hurrymagazine non si occupa direttamente di cinema, e non faremo qui la recensione artistica del film, che comunque è godibile nelle scenografie, nella fotografia e nella  trama. Ci interessa però molto la protagonista: la sua personalità, le sue capacità, le sue scelte e anche il suo lato estetico… e non parliamo della guidatrice.

“La macchina”: l’abbiamo sempre chiamata così, noi italiani; come se l’automobile non fosse un comune apparato tecnologico ma la macchina per antonomasia. Il rapporto con l’automobile, dal boom economico in poi, è oggetto di trattati sociologici, dilemmi urbanistici, politiche e strategie macro economiche, ed è indubbio che l’auto, per molti, rappresenti più che un ausilio alla mobilità privata. Nel migliore dei casi è stato, ed è ancora, un emblema di libertà di movimento; per la maggior parte di noi è anche una confort zone; per molti uno status simbol; per tanti persino un legame affettivo; per troppi un’ossessione. Se poi l’automobilista è un maschio, spesso, nella propria auto vede una controparte femminile; non a caso i navigatori hanno voci di donna. Ma se la compagna di viaggi e avventure, pronta a rispondere all’istante ai nostri comandi, ad accelerare quando vogliamo correre, sostare quando non ne abbiamo bisogno e ripartire quando lo desideriamo, diventasse una controparte semi senziente? che rallenta se esageriamo, decidesse da sola dove andare e addirittura non… ci aprisse la porta quando ci comportiamo scorrettamente?

Battute sessiste a  parte, il film pone alcune questioni che potrebbero entrare nel dibattito sociale con l’inesorabile avanzare di tecnologie onboard sempre più sofisticate. Senza svelare niente di più di quanto visto nei trailer, il film racconta il dramma di una madre, Sandra, chiusa fuori dalla sua auto, ferma in mezzo al  deserto, con il figlio piccolo rimasto dentro. Monolith è un SUV iper tecnologico, dotato di un’intelligenza artificiale di nome Lilith, e  di ogni dispositivo di sicurezza immaginabile. Inattaccabile, indistruttibile, inaccessibile; fatta per proteggere la famiglia… a patto che rimanga all’interno. Per una serie di circostanze imprevedibili tutta la tecnologia si ritorce contro la sfortunata donna, insensibile all’umana disperazione che ha di fronte a sé. Gli autori hanno congegnato bene la trama: una partita a scacchi fatta di mosse umane e contromosse elettroniche che il cinema ci propone dai tempi di War Games e Terminator, invitandoci a riflettere sull’opportunità di affidare le nostre vite a qualcosa che avrà pure un cervello ma non un cuore.

Monolith: vogliamo davvero auto “intelligenti”?

Monolith: una scena del film

Tornando alla realtà, è innegabile che gli ausili alla guida stanno entrando sempre più nelle dotazioni standard dei nuovi modelli: non solo sistemi passivi come navigatori, black box, telepass, cruise control, sensori di prossimità ecc.; ma anche software e controlli in grado di intervenire autonomamente sulla conduzione del veicolo, sostituendosi al guidatore. AEB, il sistema di frenata d’emergenza autonoma, il Lane Assist che in alcuni modelli fa tornare l’auto in carreggiata; il limitatore di velocità (ISA); il controllo elettronico della stabilità (ESC), il controllo di trazione (TCS) o antipattinamento; lo stesso ABS (che ad esempio i motociclisti di lungo corso ritengono troppo invasivo). Per ora sono accessori di sicurezza, che entrano “in scena” quando il conducente è distratto, o poco reattivo all’emergenza, ma c’è da scommettere che in futuro lasceremo sempre più autonomia alla “macchina”, sperando che i programmatori del software , a differenza di quelli di Monolith, tengano conto anche dell’imponderabile.

Questo futuro è già all’ordine del giorno: Hurrymagazine si è già occupato di Guida Autonoma, Intelligent Mobility, Driverless Car, Track Platooning, addirittura di “auto empatica“, di “auto diagnostica“ e di altre innovazioni a cui abbiamo dedicato una rubrica della nostra testata. Vi abbiamo anche già accennato ai dubbi legati alla sicurezza dei dati personali che già oggi condividiamo con le applicazioni di infotainment delle auto .

Insomma, vogliamo davvero che la nostra auto diventi un altro membro senziente della famiglia viaggiante? La povera Sandra sicuramente risponderebbe qualcosa di irriferibile.

Monolith: vogliamo davvero auto “intelligenti”? was last modified: agosto 31st, 2017 by Antonella Pilia
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