Italia fanalino di coda dell’e-mobility. Milano la più “smart”.
La e-mobility non passa solo per l’utilizzo di auto a zero emissioni. Fondamentale è anche la capacità delle città di diventare delle vere e proprie smart cities, dove esiste una rete capillare per la ricarica e ci sono reali agevolazioni per la circolazione delle vetture ecofriendly, soprattutto in materia fiscale e per quanto riguarda, ad esempio, la sosta. L’Italia, al momento, ha solo iniziato una corsa per inseguire gli altri paesi europei, decisamente più all’avanguardia in quest’ambito. È il caso della Norvegia, dove oltre un terzo delle nuove auto sono elettriche o ibride. Certo, per dare il via all’e-mobility, occorre uno sforzo infrastrutturale notevole per i Comuni e per le aziende elettriche: colonnine di ricarica, soprattutto, ma anche parcheggi, normative, agevolazioni fiscali.
In questo stato nascente della mobilità elettrica, è difficile individuare una classifica precisa delle città più amiche dell’e-mobility. Ci si muove spesso in ordine sparso, senza una vera programmazione nazionale. Ma una sorta di graduatoria per le otto maggiori città italiane è stata stilata, in base ai dati forniti dai Comuni, dal sito “Alla Carica. Generation Electricity”, sostenuto da un bando del Ministero dell’Ambiente per l’informazione e la sensibilizzazione dei millennials alle numerose possibilità offerte dalle smart city. Per dare il via alla e-mobility occorre anche e soprattutto un cambio di vedute e prospettive: un obiettivo che – è la convinzione alla base della nascita del sito “Alla Carica” – si ottiene con un’operazione di coinvolgimento dei cittadini del futuro. I cittadini delle smart city che verranno.
Nel dettaglio, secondo la survey, Milano è la città italiana che ha attivato il maggior numero di strumenti e opzioni per la mobilità elettrica. L’auto elettrica privata è ferma a quota 811 (al 31 dicembre 2017) e le colonnine di ricarica sono ridotte all’osso (32) ma il progetto del Comune è di fare un salto e installarne un migliaio entro il prossimo anno. Ben diversa la situazione della mobilità pubblica. Dal 2020, si acquisteranno solo bus elettrici: l’obiettivo è arrivare al 15% di quota elettrica entro il prossimo anno e al full electric entro il 2030. Ben 2.950 taxi su un totale di 4.900 sono ibridi. A oggi, sono 1.150 le due ruote a pedalata assistita nel bike sharing, mentre gli scooter elettrici sono 410.
Torino, invece, guida la classifica della buona volontà: agevolazioni su Ztl e parcheggi per chi possiede auto elettriche o ibride e 303 colonnine di ricarica, che diventeranno 564 entro il prossimo dicembre. Sono 196 le auto del car sharing elettrico e la prospettiva è che arrivino a 330 entro fine anno. Consistente anche la quota dello sharing elettrico pubblico: 150 mezzi. Per la mobilità pubblica, si contano 51 bus totalmente elettrici, con ricarica in deposito, mentre i tram sono 200.
Bologna vanta invece il primato delle ibride: a fine 2017 erano 4.273 su un totale di oltre 200.000 veicoli circolanti. Le elettriche, invece, hanno avuto una crescita modesta da 36 nel 2013 a 75 nel 2017. Il car sharing elettrico è a quota 120, destinata a raddoppiarsi a breve. Per questa primavera dovrebbero essere pronte 320 due ruote a pedalata assistita per il bike sharing. Mezzi pubblici: 95 filobus e 6 bus (ma 86 ibridi).
A Genova, la flotta privata ibrida a quota 1.965, 50 colonnine (200 entro il 2020) e 34 taxi ibridi (1 elettrico). Il car sharing elettrico ancora in rampa di lancio: 10 veicoli ancora in corso di attivazione. Firenze è invece una delle due città che ha il maggior numero di mezzi elettrici in rapporto alla popolazione: 4.000 di cui 85 comunali e 72 taxi. Inoltre, dei quattro gestori privati di car sharing, due sono elettrici e dispongono di un totale di 220 veicoli. Per ricaricare questa flotta, ci sono a disposizione 173 colonnine a doppia presa, più 90 home station per ricaricare i mezzi comunali e sei fast charger per i taxi. E ben otto bus su dieci sono elettrici.
A Roma c’è ancora tanto da fare. Secondo i dati forniti dal Comune, a dicembre 2017 c’erano 2.400 auto elettriche circolanti ma appena 120 colonnine di ricarica. Dagli uffici fanno sapere che a breve questa cifra sarà raddoppiata, per arrivare a 700 entro la fine del prossimo anno. Il car sharing elettrico pubblico non va oltre l’atto simbolico: un’auto e un van. Va meglio, invece, sul fronte del trasporto pubblico a zero emissioni: la capitale schiera 160 tram, 156 mezzi tra metro e ferrovie regionali, 75 filobus. Ma 5 linee total electric risultano disattivate con 60 bus in attesa di revamping per riprendere il servizio.
Numeri bassi ma bonus di consolazione sulle politiche di incentivo per i cittadini di Napoli. Sgravi fiscali per chi acquista elettrico, agevolazioni su Ztl e parcheggi per i possessori di mezzi con la spina e ibridi. Sono stati programmati 120 punti pubblici di ricarica utilizzando le strutture dell’azienda napoletana della mobilità, ma per ora le auto elettriche private si contano nell’ordine di una cinquantina. La mobilità pubblica fa rialzare il rating elettrico partenopeo: 61 filobus e 42 tram (non in servizio per lavori sulla direttrice principale della linea). E infine, Palermo, dove il car sharing elettrico è a quota 24 auto ed è destinato ad arrivare a 80 entro il prossimo anno. Ci sono poi 17 tram e 8 colonnine e 16 punti a ricarica veloce.