La mobilità è una dimensione fondamentale della nostra vita sociale ed economica. E’ un fattore di benessere, un motore di sviluppo, un elemento strategico del progresso tecnologico, ma è anche qualcosa che porta con sé oltre agli innegabili benefici alcuni costi, come l’emissione di gas serra, l’inquinamento acustico, incidenti, traffico e perdita di biodiversità.
Di fronte alla sfida, climatica e industriale, i grandi decisori pubblici hanno tracciato una strada normativa per arrivare a superare il motore a scoppio in favore della tecnologia più efficiente e pulita disponibile: il motore elettrico. Le grandi economie mondiali si stanno muovendo in questa direzione attivandosi e incentivando l’elettrificazione del parco veicoli, con alcuni Paesi, vedi la Norvegia, che sono molto avanti verso questo obiettivo. Ma al di là di alcuni Paesi all’avanguardia che hanno deciso di percorrere con decisione questa strada compiendo scelte nette e quasi irreversibili, la situazione a livello globale è molto più complessa e non lascia intravedere un addio definitivo alle auto a benzina e diesel.
Pochi giorni fa un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec sulla base di studi del Bloomberg New Energy Finance, Goldman Sachs e del Gruppo Wood Mackenzie ha gettato parecchia acqua sul fuoco degli entusiasmi elettrici. Lo studio rivela che entro il 2050 il parco circolante mondiale di autovetture sarà composto per i due terzi (per la precisione il 67%) da auto a combustione interna (benzina, diesel e ibride), per il 28% da full electric e ibride plug-in e per il 5% da auto ad alimentazione alternativa (idrogeno, metano e gpl). Sempre entro il 2050, i veicoli elettrici a batteria (BEV) diventeranno i più venduti in assoluto, con una quota di mercato del 56%, seguiti da quelli a combustione interna (ICE, con quota del 18%), dagli ibridi elettrici (HEV, con quota del 16%), dai Phev (5%) e da Feul Cell e Flex Fuel (5%).
Questa fotografia del futuro – una proiezione naturalmente non facile da definire nel dettaglio visto che parliamo di ciò che accadrà tra 27 anni – racconta dunque una realtà diversa da ciò che viene solitamente percepito. La crescita della mobilità elettrica – che pure sarà accelerata dalla scadenza europea del 2035 (anno a partire dal quale nei Paesi dell’UE non potranno più essere commercializzati veicoli a combustione interna) – non andrà quindi a determinare la scomparsa dei veicoli ad alimentazione tradizionale che continueranno a essere i più diffusi a livello globale.
Naturalmente bisogna mettere in conto che si procederà a velocità molto diverse con differenze sostanziali da mercato a mercato, da continente a continente, da Paese a Paese. Con una certezza: per raggiungere l’obiettivo di un parco circolante a zero emissioni ci vorrà ancora molto tempo e le auto ICE (Internal Combustion Engine) continueranno ancora lungo a svolgere un ruolo da protagoniste.