Mossa di marketing o metafora visionaria di Elon Musk?
Abbiamo visto passeggiare l’uomo sulla Luna, ma mai avremmo potuto immaginare di vederlo guidare nello spazio, e anche se si tratta di un manichino di nome Starman, l’idea di Elon Musk di lanciare in orbita la sua Tesla Roadster, per quanto bizzarra, racchiude in sé molteplici significati.
Il 6 febbraio scorso dalla leggendaria pista 39 A, Falcon Heavy, il razzo che a detta del CEO di Tesla porterà il primo uomo su Marte, si leva in cielo alla volta dello spazio, portando con sé il modello di punta della casa automobilistica americana.
Ma che cosa rappresenta tutto questo per il pubblico e soprattutto per Elon il visionario?
Innanzitutto quest’ampia operazione di marketing ci porta a considerare un nuovo modo di comunicare lo spazio. La diretta streaming del lancio non solo è stata seguitissima, ma ha svelato un linguaggio per le missioni spaziali molto meno istituzionale di quello a cui eravamo abituati.
Quando Falcon Heavy si stacca finalmente dalle strutture che lo sorreggono, la prima cosa che il pubblico può ascoltare sono le note di una canzone: Space Oddity di David Bowie. Non più flussi radio fra base ed astronauti che alimentano tensione e suspance (anche questa una forma di comunicazione voluta), ma serenità, distensione, ottimismo, sentimenti che solo la musica può regalare. Nonostante si sia trattato di una missione non senza rischi.
Lo stesso Elon Musk aveva ammesso le difficoltà dell’impresa, quantificando fallimento e successo dell’operazione in percentuali di 50 e 50. È stato un po’ come lanciare una monetina. Per fortuna però, tutto è andato come previsto e la Tesla Roadster è stata rilasciata nello spazio dal razzo centrale del Falcon Heavy, mentre gli altri due rientravano alla base.
Adesso si trova in orbita intorno al Sole con destinazione Marte, sfrecciando verso la fascia degli asteroidi che si trova fra la Terra e il pianeta rosso: chissà se un giorno potrà atterrarvi al suono di Life on Mars. Non adesso, non in questa missione almeno, perché le regole di protezione planetaria impongono di evitare qualsiasi forma di contaminazione. Perciò Tesla Roadster è in viaggio a tempo indeterminato: potrà salutare Marte solo da lontano, senza mai potersi avvicinare.
Turismo spaziale e civiltà multiplanetaria.
I piani di Elon Musk sono ben definiti: il turismo spaziale è il suo obiettivo principale. Ma perché una macchina nello spazio? A questa domanda si potrebbe rispondere serenamente “per far parlare di sé”, ma non basterebbe a spiegare il gesto.
Nel 2018 una macchina nello spazio è una metafora troppo forte per essere catalogata come mera, per quanto costosa, operazione di marketing. È molto di più: è lo specchio d’un sogno. La Tesla Roadster fra le stelle è Domenico Modugno che apre le braccia in un’Italia che vuole spiccare il volo; è la stessa Italia che corre a velocità folle ne “Il Sorpasso”.
Restando in America: è la vittoria della guerra fredda con la conquista dello spazio portando il primo uomo sulla Luna. Come a dire: la Terra non c’interessa più, è scontata, tenetevela.
Il sogno di Musk è molto più grande: lui stesso ha affermato che per sopravvivere, l’umanità deve diventare una specie multiplanetaria. È in tal senso che s’inscrive il lancio nello spazio di un’auto: andiamo alla ricerca di nuovi spazi e pianeti, perché con i mezzi a nostra disposizione già possiamo! E soprattutto, facciamoci riconoscere: siamo quelli con la musica ad alto volume!
Che sia il primo passo verso una sensibilizzazione sulla necessità di scoprire lo spazio non più per curiosità ma a scopo di sopravvivenza?
Non si sa. Per il momento sappiamo che c’è una macchina nello spazio, e che di sicuro Starman, il suo pilota, ed Elon Musk, il suo costruttore, non hanno la minima intenzione di alzare il piede dall’acceleratore.