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Volkswagen, Suzuki, BMW, Dacia: chi ha dato il nome alle case automobilistiche?

Clio, Golf, Panda, Testarossa; se è vero che le auto si contraddistinguono per un nome, è altrettanto vero che ognuna ha anche un “cognome”: il marchio di fabbrica. Da dove vengono i “naming” dei brand Fiat, Volkswagen, Renault, Ferrari e così via? Spesso dai cognomi dei fondatori dell’azienda; ma non è sempre così, e ci sono casi curiosi che è interessante conoscere.

Alcuni marchi, ad esempio, portano il nome geografico del luogo dove hanno iniziato la propria storia. Come sa bene ogni italiano, FIAT sta per Fabbrica Italiana Automobili Torino; anche se gli statunitensi che mettevano in dubbio l’affidabilità delle sue auto, l’avevano ribattezzata come “Fix It Again Tony” (“Aggiustala di nuovo, Tony”). Dacia invece  è il nome scelto dai rumeni per la loro più importante fabbrica di automobili, preso in prestito dal toponimo che i romani diedero in antichità alla loro regione geografica.

I tedeschi invece sembrano propendere per naming descrittivi. Com’è noto Volkswagen significa “auto del popolo”, ed esprime la volontà del partito nazista di motorizzare la Germania. Quella che oggi è un marchio leader del mercato, iniziò la sua storia come sindacato di lavoratori, instaurato dal nazionalsocialismo per costruire e commercializzare un’auto popolare, acquistabile a prezzi modici, che potesse trasportare comodamente due adulti e tre bambini alla velocità di 100 km orari. Il progetto era quello del futuro maggiolino VW, che vide la luce soltanto dopo la guerra.

BMW invece sta per Bayerische Motoren Werke, ovvero “fabbrica di motori bavarese”. Il colosso di Monaco di Baviera era nato per produrre motori aeronautici per l’aviazione militare. Dopo la Prima Guerra Mondiale, a causa delle sanzioni,  dovette convertirsi prima alla produzione di motociclette nel 1923, poi di auto nel ’28: la prima fu la “Dixi”, un’utilitaria simile alla Ford modello T.

Curioso il caso della scelta del nome Audi, che deriva dall’imperativo del verbo “audere”, ascoltare: durante una riunione tra i fondatori della compagnia, il figlio di uno di essi apostrofò il padre, che evidentemente non lasciava spazio alle opinioni altrui con un motto latino: “Audi alteram partem” (“Ascolta gli altri”). Il consiglio piacque… e il nome anche.

BMW invece sta per Bayerische Motoren Werke, ovvero “fabbrica di motori bavarese”. Il colosso di Monaco di Baviera era nato per produrre motori aeronautici per l’aviazione militare

La maggior parte dei marchi automobilistici porta però il nome di una famiglia: le origini di naming come Ferrari e Ford sono più che noti; ma anche Opel, Mercedes-Benz, Chrysler, Dodge, Lamborghini, Porsche, Maserati, Bentley perpetuano il ricordo di pionieri della motorizzazione, forse meno conosciuti al grande pubblico. Conosciamone qualcuno.

Renault è il cognome dei tre fratelli che fondarono la società a fine ‘800: Marcel, Fernand e Louis, la mente tecnica. La prima auto fu la Renault Voiturette (“vetturetta”); ma la più famosa fu il “Taxi de la Marne”, praticamente una carrozzella senza cavalli, con due posti al coperto e un divanetto per l’autista davanti che veniva utilizzata come auto pubblica a Parigi nei primi anni del ‘900. Questa macchina divenne addirittura eroica quando l’esercito francese usò l’intera flotta di taxi di Parigi per trasferire uomini in tutta fretta sul fronte della Marna, nel 1914.

Anche Peugeot e Citröen sono cognomi di famiglie francesi. I primi costruivano biciclette fin dal 1810, fino a quando Armand Peugeot realizzò la prima automobile nel 1889: un triciclo a vapore! André Auguste Citröen, industriale parigino, fondò invece la sua compagnia nel 1919 per lanciare la prima auto: la Type A (anch’essa ispirata alla Ford T).

Soichiro Honda era un ingegnere trentenne quando fondò, nel 1937, la sua prima società che forniva componenti per i pistoni alla Toyota. Dopo la guerra fondò un istituto tecnico che portava il suo nome e che produceva biciclette motorizzate: diventò la Honda Motor Company nel 1949, quando nacque la prima moto Honda, chiamata “Dream”. In quindici anni era diventato il marchio leader mondiale delle due ruote e nel 1963 aveva lanciato la sua prima quattro ruote, il T360, un furgoncino a due posti con cassone aperto sul retro.

Saikichi Toyoda (con la “D”) invece costruiva telai tessili automatici con la sua omonima impresa di famiglia fin dagli anni ’20. Nel 1933 creò una divisione automobili dell’azienda, affidata al figlio Kiichiro, che due anni dopo commercializzò la prima Toyoda AA: un’elegante ma economica berlina dalle linee sinuose, i fari tondi, gli ampi predellini e i passaruota ondulati come di moda negli anni ’30. Il marchio divenne “Toyota” quando nel ’36 venne creato un logo con le lettere giapponesi: si accorsero che i segni per scrivere la versione con la “T” erano meno (otto, un numero fortunato) e il tutto suonava meglio (ovviamente in giapponese); anche perché “toyoda” significa “fertile risaia”… decisamente poco suggestivo per un costruttore di automobili.

Anche Michio Suzuki iniziò l’attività industriale con i telai automatizzati, nel 1909. Sebbene il fondatore intuisse il potenziale commerciale delle automobili sin dagli anni ’40, la produzione di quattro ruote marchiate Suzuki iniziò solo negli anni ’50, ma con un successo enorme: la Suzulight del ’55, una piccola berlina molto simile alla Fiat 1100. La particolarità è che ancora oggi i presidenti della compagnia si chiamano Suzuki: gli ultimi quattro, infatti, hanno sposato le eredi di Michio e ne hanno assunto il cognome.

La famiglia è sempre la famiglia, in tutto il mondo.

Volkswagen, Suzuki, BMW, Dacia: chi ha dato il nome alle case automobilistiche? was last modified: settembre 18th, 2017 by