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Patente alle donne saudite: le implicazioni economiche e culturali

Fino a due settimane fa l’Arabia Saudita era l’unico paese al mondo dove vigeva il divieto di guida per le donne. Per dare un segno di rinnovamento, voluto fortemente dal principe ereditario Mohammed bin Salman, il re Salman ha firmato un decreto che apre alle patenti per le donne e annunciato che nel giro di 30 giorni si sarebbe formato un comitato che avrebbe discusso dell’iter burocratico da seguire per il rilascio delle prime patenti entro giugno 2018.

Un’iniziativa che abbatte una delle barriere al progresso ancora presenti in gran parte del territorio arabo, coerentemente con il programma Vision 2030 intrapreso negli ultimi due anni. Un piano di riforme voluto dal governo che ha il duplice obiettivo di imprimere una svolta economica al paese, riducendo al tempo stesso la sua dipendenza dal petrolio. Per far ciò si è reso necessario un cambio di marcia a livello culturale per restituire al mondo l’immagine di un paese giovane e aperto, non più ancorato a pratiche e tendenze decisamente in contrasto con i tempi in cui viviamo.

Sorridono le case automobilistiche, per cui si schiude un altro segmento di mercato. I colossi dell’automotive sembrano aver recepito al volo l’opportunità e si sono già impegnati a lanciare il messaggio sui canali social, preludio forse ad una nuova strategia di comunicazione per l’Arabia Saudita. Su alcuni post si legge: “La strada è vostra!” (Jaguar), “Benvenute al posto di guida!” (Ford), o ancora “E’ il vostro turno!” ribadisce Volkswagen.

Il fatto di permettere loro di guidare in un Paese in cui i trasporti pubblici sono quasi inesistenti, è rappresentativo della volontà di liberare una forza lavoro potenziale

Non piange ma di certo sorride meno Uber, dato che l’80% dei suoi clienti in Arabia Saudita è di sesso femminile. D’altronde, l’azienda americana di trasporto privato è ormai una valida alternativa per tutti, figurarsi per chi ogni giorno deve recarsi a lavorare e non può guidare. Per far fronte al problema, Uber, ha inviato a Riyad il responsabile delle aree Europa, Medio Oriente e Africa, Pierre-Dimitri Gore-Coty, con l’obiettivo di proporre alle donne saudite di diventare autiste. Tuttavia, nel decreto regio, non è specificato se queste possono soltanto guidare o fungere anche da conducenti per altre persone.

La chiave per comprendere la svolta saudita non risiede solo nella necessità di un salto culturale in avanti. Ci sono ragioni, soprattutto economiche, alla base di una scelta per certi versi epocale. Come sostiene la giornalista Liisa Liimatainen, autrice del libro “L’Arabia Saudita. Uno stato islamico contro le donne e i diritti”, ed esperta di Islam e mondo arabo, “Il fatto di permettere loro di guidare in un Paese in cui i trasporti pubblici sono quasi inesistenti, è rappresentativo della volontà di liberare una forza lavoro potenziale” dal momento in cui “in media tra i disoccupati, sono le donne ad avere un livello di istruzione superiore.”

Che siano ragioni economiche o culturali, resta il fatto che la legge c’è e verrà applicata in meno di un anno. E anche se, notizia di pochi giorni fa, le donne alla guida continuano ad essere fermate e interrogate dalle autorità, le cose, rispetto a qualche anno fa, quando in alcuni casi venivano inflitte punizioni corporali, sembrano poter cambiare in meglio. In un paese ancora legato ad antiche tradizioni, che fatica ad accettare l’emancipazione femminile, consentire alle donne di guidare è una conquista tutt’altro che scontata.

 

Patente alle donne saudite: le implicazioni economiche e culturali was last modified: novembre 3rd, 2017 by